No all’exit strategy di Cirielli, il Pd: «Si dimetta» - Le Cronache
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No all’exit strategy di Cirielli, il Pd: «Si dimetta»

«Se Cirielli vuole candidarsi alle prossime elezioni politiche lasci la guida della Provincia». E’ questa la richiesta del gruppo consiliare del Partito Democratico di Palazzo Sant’Agostino, che ha svolto una conferenza stampa, presso la sede provinciale del partito,  

durante la quale i consiglieri provinciali Giovanni Coscia e Tommaso Amabile, insieme al segretario Nicola Landolfi, hanno chiesto al presidente della Provincia Edmondo Cirielli di rassegnare le dimissioni in vista della sua imminente partecipazione alla prossima tornata elettorale. Per gli esponenti del Pd la mozione presentata dal consigliere provinciale Salvatore Memoli sull’ incompatibilità di Cirielli è stata semplicemente un espediente per garantire la continuità dell’attuale Giunta Provinciale. «Secondo la normativa vigente – ha dichiarato Giovanni Coscia – se Cirielli vuole candidarsi alla Camera dei Deputati deve dimettersi da presidente della Provincia. Nel 2011, come gruppo consiliare del Pd, richiedemmo la convocazione del consiglio provinciale sull’incompatibilità del presidente ma ci fu negata. Ci vennero dati due pareri. Il primo, dal segretario della Provincia, che giustificò la mancata convocazione dicendo che non si doveva fare riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale ma bisognava dar vita ad un discorso di carattere politico. Il secondo ci venne dato dall’Avvocatura, che disse chiaramente che la sentenza riguardava solo l’incompatibilità tra sindaco e parlamentare. Dunque – ha continuato Coscia – la convocazione non era obbligatoria. Oggi, invece, gli esponenti della maggioranza si avvalgono sia della sentenza sia del decreto 138 per giustificare le mancate dimissioni di Cirielli. Il testo unico, però, dice che un presidente della Provincia candidato deve dimettersi 180 giorni prima della fine della legislatura. Quindi, in questo caso, Cirielli deve andare lasciare la guida della Provincia entro il 28 ottobre». Coscia, infine, ha annunciato: «Di questa vicenda abbiamo avvisato anche la Prefettura tramite la quale chiediamo  chiarimenti al ministero sulla norma». Sulla stessa linea il consigliere provinciale e sindaco di Fisciano Tommaso Amabile: «Tale situazione rischia di condizionare la prossima campagna elettorale. La mozione di Memoli è un’ exit strategy per evitare le dimissioni di Cirielli ma forse gli esponenti del PdL non hanno capito che le istituzioni devono lavorare per la comunità e non fare gli interessi personali di qualcuno». Sulle dichiarazioni rese in consiglio provinciale da Massimo Cariello (Nuovo Psi), che aveva criticato il sindaco Vincenzo De Luca per non essersi dimesso quando si candidò alle regionali, Amabile ha risposto: «De Luca non si dimise in quell’occasione ma lo fece quando si candidò alla Camera dei Deputati per rispetto del mandato elettorale e delle istituzioni. Anche Cirielli dovrebbe seguire il suo esempio». «Credo – ha attaccato Amabile – che bisognerebbe dare la stessa visibilità a ciò che sta accadendo alla Provincia di Salerno così come si sta facendo in questi giorni per la Regione Lazio». Altrettanto dure sono state le parole di Nicola Landolfi: «Ci troviamo di fronte ad un’arroganza inaudita portata avanti dal PdL. Si vuole togliere di mezzo la democrazia, stanno cercando di piegare una norma che, invece, va rispettata. Ormai Cirielli rappresenta il peggior berlusconismo degli ultimi anni». E sull’incompatibilità del presidente Cirielli sono intervenuti anche i Giovani Democratici: «Decide di farsi sfiduciare per conservare il proprio scranno parlamentare e poterselo assicurare anche nella prossima legislatura, sacrificando sull’altare della convenienza personale e del carrierismo, un mandato chiaro e netto che i cittadini salernitani gli avevano assegnato tre anni fa, e che già aveva deluso a causa della sua totale incapacità. Per questo – concludono i Gd – chiediamo l’intervento del Prefetto per bloccare questa operazione inaccettabile ai limiti della legalità e priva di una benché minima etica politica».